sabato, febbraio 04, 2006


Jimi Hendrix e` una delle grandi icone pop degli anni '60. La sua morte rimane uno degli eventi fondamentali della storia della musica rock. La sua opera e` forse meno saliente, in quanto troppi suoi dischi sono raffazzonati. Hendrix fu uno degli artisti piu` sfruttati dall'industria discografica, che non esito` a pubblicare tutto cio` che Hendrix aveva suonato. Hendrix registro` due grandi album (il primo e il terzo). Ma soprattutto invento` uno stile alla chitarra che era piu` di uno stile: era una dichiarazione di guerra all'armonia occidentale. La chitarra di Hendrix apri` nuove porte alla sperimentazione sullo strumento musicale. La sua lezione sarebbe stata applicata non solo alla chitarra ma anche alle tastiere, a qualunque strumento guidi la melodia nella musica rock. Il caso di Hendrix come chitarrista e` unico nella storia della musica moderna: Hendrix e` sistematicamente in testa a tutti i "poll" di critici del mondo, persino di quelli del jazz. Non esiste la stessa unanimita` per cantanti o batteristi o tastieristi. La sua statura come chitarrista e` paragonabile a quella di Beethoven come sinfonista. Il suo stile alla chitarra nacque da tre esperienze fondamentali (tutte al di fuori della chitarra rock di Chuck Berry): il rhythm and blues di Chicago (Muddy Waters, Elmore James), il soul di Memphis e l'improvvisazione del chitarrista jazz Charlie Christian. Per quanto Hendrix citasse sia il bluesman Robert Johnson sia Chuck Berry come influenze, e` difficile avvertirle nella sua musica. Semmai sono piu` palesi le influenze di gruppi britannici come Yardbirds, Who e Cream, perlomeno nei primi dischi. E, tecnicamente parlando, Earl Hooker, Johnny Watson e Lowman Pauling furono i primi chitarristi blues a usare certi effetti sonori.
Hendrix fu davvero un grande, straordinario chitarrista, forse il primo grande allo strumento nell'intera storia della musica, certo quello che ne ridefini` il suono. Ma il fenomeno Hendrix fu un abietto e spudorato fenomeno commerciale, non molto piu` nobile di quello di Presley e dei Beatles.
Dal punto di vista strettamente tecnico il suo merito fu quello di aprire nuovi orizzonti alla chitarra elettrica, lo strumento per eccellenza della musica rock. Mancino ed analfabeta, virtuosismo e sperimentazione trovarono in lui il massimo interprete. Nel suo estremismo musicale confluirono elettrificazione, amplificazione e improvvisazione, blues, jazz e rock. La sua tecnica arrivo` ovunque, sfrutto` tutti gli effetti sonori (distorsioni, delay, wah-wah), capace di espandere il suono lungo scale inesplorate. Tutta la mimica della mano, del braccio, persino della bocca, divennero funzionali al far emettere suoni alla chitarra, per piegare le note sotto le torture piu` sadiche agli effetti piu` repellenti (suono` con l'intero palmo della mano, con i denti, con il gomito, persino con l'asta del microfono).
Tutta la tecnologia dello strumento (dal finger-picking al wah-wah, dal plettro ai pedali, dal feedback all'effetto Larsen, dai controlli di tono ai distorsori) divenne una scienza istintiva della timbrica. Cosi` cannibalizzata (e al termine dello show bruciata, condannata al rogo), la sua "sperm-guitar" dava la misura dell'eccesso, quell'eccesso, non come mezzo ma come fine, che "era" la sua arte. Hendrix "invento'" la chitarra elettrica, ne esalto` le potenzialita` tonali e timbriche, usandola in tutti i modi possibili. Con lui la chitarra diventava un'orchestra, una macchina del suono con una gamma pressoche' infinita di possiblita`, fino al limite della parodia della voce umana.
L'improvvisazione partiva dalla scala blues, ma il tema era lasciato libero di espandersi pressoche' all'infinito. Con Hendrix la chitarra acquistava addirittura una psicologia. Il suo magistero piu` alto sta forse nell'inventiva fluente dei suoi assoli e della sua ritmica: esplorare ogni angolo del suono, far vibrare le corde della creativita` in ogni recesso sperduto dell'universo sonoro. Potenziando cosi` le capacita` dialettiche dello strumento, materializzava un ego interiore incontrollabile, i cui deliri si esprimono con una grammatica irrazionale al massimo grado.
E, estendendo il ruolo che essa aveva nel blues, ne fece qualcosa di piu` di uno strumento: un simbolo fallico (simulazioni di amplesso), un urlo di guerra (riti di auto-distruzione), la voce selvaggia delle sensazioni estreme (sensualita` primitiva), uno strumento di rivincita sulla negritudine, un animale ora domestico ora selvatico, un compagno di danza, un amico dotato di pensiero, sentimento e parola, un'appendice al corpo e alla mente. Alla fine di ogni show dava sfogo a un rituale sado-maso di masturbazione e distruzione dello strumento (ovvero di se stesso). Hendrix elevo` quello strumento a simbolo totemico per un'intera generazione.
Hendrix fu soprattutto il re delle adunate oceaniche. Il giovane che aveva bisogno di esorcizzare in qualche modo la civilta' della macchina si identificava nel suo virtuosismo, nella sua padronanza dello strumento, nella sua capacita` di dominare la macchina: Hendrix rappresentava per lui il mito del liberatore, quel tipo di super-uomo che lo sotto-cultura del cinema e dei fumetti stava tramutando in super-eroe. Culto della violenza, della virilita`, della volonta` di potenza: l'eccitazione della massa "costa" al duce l'adesione a filosofie titaniche e nichiliste che condannano automaticamente all'auto-annichilamento. E` un gesto eroico, il sacrificio volontario dell'officiante, secondo un rituale di purificazione ancestrale e in particolare cristiano.
La sua carriera solista si divide in due periodi: uno in cui continua a crescere la sua padronanza dello strumento e Hendrix scopre di giorno in giorno le potenzialita' espressive della chitarra; e uno in cui ha ormai bruciato velocemente tutte le proprie scoperte e non sa piu` cosa fare per colpire, sorprendere, scandalizzare. La maggior parte della sua musica e` da buttare, molto del rimanente e` appena discreto. Soltanto il primo album e` vera gloria, forse perche' a quel tempo l'istinto brado di Hendrix non era ancora frastornato e annacquato dal battage pubblicitario e mondano. In seguito, cercando vanamente e con patetica ostinazione di imitare se stesso, seppe essere insopportabilmente accademico e sovente stucchevole.
Le liriche di Hendrix (perversamente visionarie, di una religiosita` romantica che poneva al centro di ogni preghiera innanzitutto se stesso) si prestano ad inquietanti equivoci, con continui morbidi rimandi alla morte (Will I Live Tomorrow), al magico e al soprannaturale. Le ispirazioni piu` genuine venivano dalla religione nera e dal fascino delle immensita` celesti. Qui la sua fantasia si distendeva in lunghi monologhi e in larghi sogni che testimoniano tutta la solitudine, l'introversione e la paura dell'uomo, il suo intimo bisogno di purezza e di tranquillita`, la fondamentale insicurezza e fragilita` psichica di un giovane sconcertato e squilibrato dal successo.
Il suo canto limpido, nero, sofferto, calmo, e` l'altra voce (l'altro ego) di Hendrix. Quella voce acida ed irruente sembra sempre provenire da una misteriosa lontananza. L'angoscia non ne deforma piu` di tanto l'inflessione soprannaturale. E nell'assurda compostezza del canto trova sfogo la cupa amarezza del vinto, quello arcaico delle piantagioni e quello moderno sotto i riflettori.
La componente meno ovvia del suo messaggio artistico era quella cerimoniale. Hendrix incorporava ritmi voodoo presi direttamente dalle danze rituali dell'Africa e indulgeva nei rituali sacrificali in cui distruggeva la chitarra. Nel suo codice genetico era rimasta un'informazione ancestrale e la sua missione sarebbe stata quella di trapiantarla nell'iconografia del rock and roll.
James Marshall Hendrix, nato il 27 Novembre 1942 a Seattle da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, comincio` a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo aver perso la madre. A sedici lascio` la scuola per darsi al vagabondaggio, guadagnandosi da vivere con complessi di rhythm and blues e di rock and roll. Dopo aver prestato servizio militare come paracadutista per piu` di un anno, il ventunenne Hendrix si inseri` con qualche successo nel giro dei session-man. Fu via via il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Nel 1965 al Greenwich Village formo` il suo primo complesso e ottenne un contratto per esibirsi regolarmente. La fama del prodigioso chitarrista giunse alle orecchie di Chas Chandler, ex- Animals ed ora manager, di passaggio a New York e in cerca di nuovi talenti.
Senza pensarci su due volte, Chandler se lo porto` dietro a Londra, gli procuro' una (mediocre) sezione ritmica, gli fece incidere una cover dalle cadenze epiche come Hey Joe (fine del 1966, scritta da Billy Roberts nel 1962), lo introdusse negli ambienti rock di Londra (propiziando l'amicizia con Donovan , forse la piu` duratura della sua vita) e gli organizzo` un paio di tournee` in Europa.
Mentre il 45 giri scalava le classifiche (doppiato quasi subito dalla marziale Purple Haze), il potente blues-rock di Hendrix mieteva ovunque calorosi consensi, e Chandler si dava da fare per pubblicizzare il suo pupillo come bandiera del sesso e della droga, curando la coreografia dei suoi show e i costumi da indossare tanto quanto il repertorio. Hendrix, docile esecutore dei suggerimenti del manager e conscio di come per scatenare il pubblico gli bastasse comportarsi nel modo piu` istintivo, prese a suonare la chitarra con i denti e a muoverla a mo di membro sessuale sotto le luci psichedeliche.
Dopo un terzo 45 giri, la romantica The Wind Cries Mary, nel maggio del 1967 venne pubblicato il primo album: Are You Experienced. Il sound e` quello di un blues-rock amfetaminico ad alto potenziale esplosivo, raggrumato in brevi, grezze e micidiali cariche di tritolo che eruttano tutto d'un fiato l'energia vulcanica della chitarra. Sfilano senza pausa la martellante grinta sensuale di Foxy Lady, l'attacco epilettico di Manic Depression, il mantra ipnotico di Love Or Confusion, con la voce distorta in secondo piano, i riverberi, le staffilate e le rincorse mozzafiato di I Don't Live Today, il soul viscerale di Fire. In fondo al disco si snoda l'incubo sessuale della title-track, che celebra, con enfasi solenne su un ritmo ossessivo di raga, la sacralita` dell'esperienza ed e` anche il momento in cui la chitarra puo' librarsi senza piu` catene, fremere, agitarsi convulsa, contorcersi spasmodica, blaterare agli elementi un mantra cacofonico. Il vero Hendrix e` quello supersonico di Third Stone From The Sun, il brano piu` lungo e sperimentale del disco, un tour de force della chitarra psichedelica, una cavalcata cosmica, un viaggio eroico durante il quale la voce (filtrata e rallentata) mugola parole oscure, la chitarra si impenna, libera in spazi immani, varca le porte della percezione, in un vortice di sibili fastidiosi ad un ritmo jazz scatenato. Hendrix degrada progressivamente il suono, passando da un riff iterato a un puro scorticare le corde per accordarle al caos universale, in un caos di vibrazioni e intermittenze; fino all'esplosione finale.
Il festival di Monterey (18 Giugno 1967) fu la consacrazione di Hendrix come animale dal vivo. Al termine della sua massacrante esibizione (con una versione demoniaca di Wild Thing), dopo aver dato fuoco alla chitarra, raccolse un'ovazione interminabile. Fu lui la vera stella del 1968, acclamato come il piu` grande chitarrista di ogni tempo e circondato da un alone mitico di disprezzo per i valori borghesi.
Axis Bold As Love, uscito nel dicembre 1967, ha gia` perso gran parte dell'energia, della vitalita` e dell'originalita` del primo album. La ferocia del primo disco si ritrova soltanto in Little Miss Lover. Il sound e` piu` lento e soffice, il rhythm and blues dell'apprendistato la spunta sul blues-rock della maturita'. Piu' pittorico e narrativo che viscerale, il disco delle tenerissime Little Wing, Bold As Love e Castles Made Of Sand trionfa nell'unico "trip" cosmico, If Six Was Nine, memore del free-jazz e dell'acid-rock. Non c'e` dubbio che la produzione sia molto piu` curata (ogni suono e` leggermente stravagante e la chitarra esplora dozzine di tecniche, talvolta all'interno dello stesso brano), ma, rispetto al precedente, questo e` un album di musica da salotto.
Electric Ladyland, uscito nell'agosto 1968, e` un ambizioso album doppio. L'umore e` drasticamente cambiato: Hendrix non fa piu` il duro, fa il poeta metafisico. Soltanto il boogie convulso di Crosstown Traffic e la marziale nenia psichedelica di Burning Of The Midnight Lamp riportano ai climi arroventati dell'opera d'esordio. Se le tante canzoni soul sparse sulle quattro facciate sono mediocri esercizi di auto-imitazione, il vertice del disco e` rappresentato dai due lunghi deliri di Voodoo Chile e di 1983, emblematici dei due versanti creativi nei quali l'arte di Hendrix fu piu` innovativa. Voodoo Chile dimostra come lo stile chitarristico di Hendrix non potesse che nobilitare (ed essere a sua volta esaltato da) il genere drammatico per eccellenza. Intensa e vibrante, con Steve Winwood alle tastiere e Jack Casady al basso, Voodoo Chile si sviluppa peraltro secondo gli schemi improvvisati della classica jam jazzistica. Il flusso dell'improvvisazione e` tutto funzionale alla fantasiosa e sofferta recitazione della chitarra, che ora artiglia le note ad una ad una nella spasmodica cadenza dell'agonia ora scocca accordi lancinanti di rabbia ribelle, ruvida e nevrastenica, minacciosa e arrogante, vulnerabile ed inerme. L'ego-trip del gitano maudit e` la sua allucinata autobiografia. 1983 (sul quale Hendrix suona tutti gli strumenti meno il flauto) e` la sonata d'avanguardia per eccellenza del repertorio Hendrix-iano, ben oltre Third Stone From The Sun. La mole di effetti sonori trasforma la "canzone" in un'opera di "sound painting". Una vertigine cosmico-psichedelica oscilla a lungo fra rumoristica elettronica e improvvisazione jazz per sollevarsi infine in un vento impetuoso, in una progressione incalzante che all'apice dell'orgasmo si capovolge in una vertigine abissale. E la musica si dissolve in una marea di sibili, il miraggio cosmico che ritorna sempre in fondo agli incubi piu` cupi di Hendrix, come un estremo bisogno di purificazione dopo il viaggio negli inferi dell'anima.
Il 1968 segno` in realta` l'inizio di una precocissima e totale decadenza, fisica, morale e artistica. Si manifestarono i primi dissidi all'interno del suo complesso, l'Experience. Hendrix prese ad indulgere sempre piu` negli atteggiamenti che eccitavano le ragazzine e a pensare sempre meno alla musica. Venne arrestato in Svezia per aver sfasciato la camera d'albergo. L'anno dopo si separo` da Chandler. Fu arrestato due volte, la prima per teppismo, la seconda per droga. Si era trasferito a New York, dove frequentava le "Black Panther". In agosto, al culmine delle sue capacita` istrioniche, gia` leggenda vivente, trionfo` a Woodstock con una versione tutta distorta dell'inno americano (Star Spangled Banner) durante la quale la chitarra imita i bombardamenti del Vietnam. Postumo, uscira` un LIve At Woodstock (MCA, 1999) che contiene tutta la sua leggendaria esibizione. Formo` poi il primo complesso rock di soli neri, la Band of Gypsys, con Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso. Sul live Band Of Gypsys (Capitol, 1970), registrato l'ultimo dell'anno del 1969, spicca il delirio logorroico di Machine Gun. Postumo uscira` un doppio Live At The Fillmore East (MCA, 1999) che comprende altro materiale dello stesso periodo. Con quella formazione, nell'agosto del 1970, ormai visibilmente in crisi, suono` senza entusiasmare al festival dell'Isle di Wight.
Moriva un mese dopo, per eccesso di barbiturici, nell'appartamento di un'amica. Il laconico "doveva succedere" di Chandler fu in pratica il commento di tutti coloro che lo conoscevano (e che forse avevano causato quella morte).
La sua morte divenne in pochi anni la piu` grande occasione discografica di tutti i tempi. I produttori scaricarono sul mercato tutte le registrazioni che Hendrix aveva destinato al macero. Vennero cosi` pubblicate decine di dischi postumi, quasi tutti di scadente qualita`, con enormi successi di vendita.
Sul primo album postumo, Cry Of Love (Reprise, 1971), lo stile e` un soul-rock piacevole, ma non rivoluzionario: Ezy Rider, Drifting, Freedom, Astro Man, Angel sono i brani piu` lucidi, zeppi di riff arci-noti e di versi che suonano scontati.
Rainbow Bridge si nutre di un'energia cupa e primitiva: Paligap e` un brano insolitamente squilibrato, pervaso di umori esistenziali; Dolly Dagger affonda in ritmi sinistri; e Room Full Of Mirrors e` un incubo freudiano-tribale.
Cry Of Love e Rainbow Bridge contengono il materiale che Hendrix stava preparando per un nuovo album doppio, First Rays Of The New Rising Sun.
In The West (1972) lo ritrae ancora alle prese con qualche power-blues psichedelico (Red House).
L'ultimo riff interessante e` quello di Steppin Stone, su War Heroes (1972).
Concerts (Reprise, 1989) raccoglie forse il materiale migliore.
Esaminando la musica dei dischi postumi e` facile rendersi conto di come l'umore della sua musica stesse mutando, sempre meno selvaggio e sempre piu` soffertamente meditato.
Hendrix suono` anche il basso sul disco accreditato a Timothy Leary You Can Be Anyone (1970)), con Buddy Miles alla batteria, Stephen Stills (Buffalo Springfield) e John Sebastian (Lovin' Spoonful) alle chitarre.
Nei trent'anni successivi usciranno piu` di cento album con registrazioni "inedite" della sua musica.
Gli incompiuti di Hendrix, le centinaia di frammenti incollati alla bell'e meglio dall'industria discografica per sfruttare fino alla fine la sua immagine, la dicono lunga sullo squallore che circonda l'ambiente della musica rock. Il risultato e` che, si dovesse giudicare dai dischi postumi, Jimi Hendrix sembra uno dei musicisti piu` mediocri dell'epoca.
La triste saga dello sfruttamento di Jimi Hendrix continuo` negli anni '90, quando gli eredi si contesero l'opera di Hendrix in una serie interminabile di processi. Le beghe legali indussero a cambiare nome al museo di Seattle che doveva diventare il Jimi Hendrix Museum.
Hendrix fu sempre un fenomeno gestito da altri: da Chandler che costrui` pezzo per pezzo la sua vita artistica, dai padroni discografici che lo sfruttarono vivo e morto nel modo piu` turpe, dalle masse dei festival rock che ne fecero cio` che esse non avevano il coraggio di essere, dai giovani impegnati che lo vollero (come il Che) morto per la causa. In effetti con lui mori`, per overdose di utopia, la generazione della contestazione.