venerdì, marzo 31, 2006

Eric Clapton


Una vita nata in un piccolo villaggio inglese, alla fine della guerra: Eric Patrick Clapton nacque a Ripley, Surrey, il 30 marzo 1945. L'amore di Clapton per la musica blues e per il R&B americano lo spinse ad imparare a suonare la chitarra ed a studiare i maestri. "Anche i più piccoli accenni di Bo Diddley o di Chuck Berry mi mandavano in delirio" ricorda "Quando scoprii cosa stava dietro a quel suono, Muddy Waters, e dietro a lui, Robert Johnson, e ancora dietro, la composizione del brano, qualcosa mi toccò a livello emotivo". Dopo avere suonato in molte blues band inglesi nei primi anni '60, tra cui spiccano i Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la fama con gli Yarbirds, di cui facevano parte i tre migliori chitarristi inglesi del decennio: Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il gruppo nel 1966 per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per formare i Cream con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker. Presto la band sarebbe diventata il più importante gruppo rock della fine degli anni '60. L'enorme successo dei Cream portò Clapton alla ribalta internazionale. La combinazione vincente di psichedelia e remakes di standard blues come "Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese ancora più solida la reputazione di Clapton. Nel 1969 assieme a Steve Winwood, Rick Grech e Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne un'enorme popolarità con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con Delaney e Bonnie & Friends, Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità vocali. Nel 1970 uscirono il suo primo album solista ed il magnifico "Layla and Other Assorted Love Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra collaborazione unica che includeva un genio allora sconosciuto della chitarra slide, Duane Allman. Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo. Lo scioglimento di Derek and the Dominoes durante la registrazione del loro secondo album ebbe un profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori occasionali come sessionman ed occasioni speciali come il leggendario concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison ed il Rainbow Concert del 1973 in onore di Pete Townshend, Clapton si ritirò dalle scene per quasi tre anni. Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I shot the sheriff", tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere attraversato un periodo durissimo dovuto ai problemi legati alla sua tossicodipendenza. Tutti gli album di Clapton della metà degli anni '70, come ad esempio "There's One In Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To Cry", sono arrivati tutti nella Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre volte disco di platino, che contiene la famosissima "Lay Down Sally", Clapton ha cominciato un'ascesa irresistibile che continua ancora oggi. I successivi album incisi da Eric Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just One Night" (1980) registrati live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket" (1981) che contiene la hit "I Can't Stand It", "Money And Cigarettes" (1983), "Behind The Sun" (1985) e "August" (1986). Nel 1988, Clapton ha inciso "Crossroads" (doppio platino) con ben 73 brani remasterizzati digitalmente scelti in modo da abbracciare tutta la carriera di questo grandissimo chitarrista. L'anno successivo, l'album "Journeyman" ha venduto oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere all'artista il primo Grammy Award della sua carriera per il singolo "Bad Love". Nel 1991 Clapton ha inciso "24 Nights", registrato durante 24 serate alla Royal Albert Hall a Londra con un ensemble di leggende viventi del blues con orchestra. Clapton ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la registrazione della colonna sonora del film "Rush" ed in particolare del singolo "Tears in Heaven", entrato nei top 5, e vincitore del Grammy Award. Lo stesso anno, l'album "Unplugged" registrato dal vivo durante lo spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per tre setimane consecutive, vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e vincendo il Grammy come album dell'anno. Nel 1994, Clapton è tornato al blues, il suo primo grande amore. L'album "From The Craddle" è stato un grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo. Negli anni '80 e '90, Clapton ha fatto sentire la sua presenza nel regno delle colonne sonore, contribuendo a "Rush", "Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e "Arma letale 3". Il più grande successo in questo campo è arrivato però con il brano "Change the world" tratto dal film di John Travolta "Phenomenon". Il brano, prodotto da Babyface, è stato il trionfatore della notte dei Grammy del 1997. Eric Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of Fame come chitarrista degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e deliziare un folto gruppo di amanti della musica. È un'eredità che prosegue con la pubblicazione di "Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo dell'odissea musicale di questo autentico genio della musica. Nel 1997 ha vinto tre Grammy Award, incluso quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior Vocalista Pop con il brano "Change the World" che ha anche vinto il premio come Canzone Dell'Anno. Clapton ha continuato a godere del successo ottenuto con l'album del 1994 "From The Cradle", un tributo personale al blues di Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore James ed altri che hanno influenzato la sua vita e la sua musica. Nell' ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton Chronicles", una compilation che contiene il meglio degli ultimi quindici anni di lavoro dell'artista. Nel maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with the king", nato da un desiderio di incidere un disco blues con B.B. KING, per sapere tutto sull'album consulta la sezione DISCOGRAFIA di questo sito. Nel novembbre del 2002 Eric Clapton pubblica "One More Car,One More Rider" registrato nel 2001 in due diverse città toccate dal suo tour mondiale: a Los Angeles allo Staple Center e al Budokan Hall di Tokyo.

martedì, marzo 28, 2006

Steve Vai


Steve Vai (6 giugno 1960) è un chitarrista e compositore musicale statunitense con origini italiane (la sua famiglia emigrò dall'Italia verso gli Stati Uniti, e più precisamente il padre viveva a Milano).
La sua data di nascita fa sì che compì 6 anni il sesto giorno del sesto mese del 1966, come venne celebremente annotato nel "libro della chitarra" di Frank Zappa (col che si può tranquillamente parlare di chitarrista, almeno quanto a tecnica e talento, diabolico).
Vai è conosciuto per la sua musica strumentale per chitarra, che compone esegue e produce da se, ma ha anche suonato nelle registrazioni di diversi altri artisti e gruppi rock.
Steve Vai si fece un nome suonando la "stunt guitar" con il leggendario artista, compositore e produttore rock Frank Zappa, il quale lo assoldò dapprima nel ruolo di trascrittore di partiture ed in seguito come esecutore dei suoi brani più complessi, brani che richiedevano grandi capacità tecniche. Nei primi anni '80 sostituì Yngwie Malmsteen come chitarra solista negli Alcatrazz di Graham Bonnett. Quindi si unì al gruppo dell'ex cantante dei Van Halen, David Lee Roth, per registrare gli album Eat 'em and Smile e Skyscraper.
Vai prese anche il posto di Adrian Vandenberg, per suonare con una delle leggende del rock britannico, i Whitesnake (dopo che Adrian Vandenberg si infortunò ad un polso per via di alcuni esercizi che aveva trovato in un libro e stava provando), poco prima che questi iniziassero le registrazioni dell'album Slip of the Tongue.
Steve Vai continua a suonare in concerto regolarmente, sia con il suo gruppo, che con il suo amico e maestro di chitarra di un tempo, e come lui vincitore del Grammy Awards, Joe Satriani (nella serie di concerti denominata G3). Steve si è recentemente riunito all'ex bassista del gruppo di David Lee Roth, Billy Sheehan, per un tour mondiale.
La musica di Steve Vai è presente in diversi film. Lui stesso è apparso sul grande schermo in un film del 1986 con Ralph Macchio intitolato Mississippi Adventure (Crossroads, di Walter Hill), nel quale recitava la parte di Jack Butler, un chitarrista ispirato dal demonio. Nel momento saliente del film, Vai si impegna in un duello chitarristico con Macchio (la parte di Macchio e doppiata da Ry Cooder).
La composizione pseudo-classica-barocca in trentaduesimi (intitolata Eugene's Trick Bag) con la quale Macchio vince la competizione è stata scritta da Vai, che si è basato pesantemente sul Capriccio Op.1 #5 di Niccolò Paganini, ed è diventata uno dei brani preferiti da molti chitarristi apprendisti. Vai ha vinto un Grammy Award nel 1991.
Mentre il contributo di Vai al materiale di altri è stato limitato dallo stile rock o heavy-rock dei gruppi per cui ha suonato, la sua musica è considerevolmente più esoterica. Vai è un apprezzato produttore musicale (possiede due studi di registrazione: "The mother ship" e "The harmony hut") e le sue registrazioni combinano la sua distintiva abilità nelle nuove composizioni con un considerevole utilizzo di effetti in fase di registrazione.
Steve Vai possiede la 'Favored Nations', una compagnia di registrazione e pubblicazione specializzata nel prendersi cura di nuovi talenti o di artisti di alto profilo di tutto il mondo.
Vai ha due figli (Julian Angel e Fire) ed è sposato con Pia (ex bassista del gruppo rock tutto femminile delle "Vixen"). Steve ama allevare api, che producono regolarmente un miele che Steve vende per beneficenza ogni anno, attraverso il suo sito web.
Vai, in quanto endorser della Ibanez, ha a suo nome una serie di chitarre signature, per l'appunto le JEM Signature Guitars.
Esse presentano una unica, ma bizzarra, maniglia intagliata nella parte superiore del corpo dello strumento. Queste chitarre impiegano una configurazione humbucker-single coil-humbucker dei pick-up e una barra del tremolo bloccabile. Da notare anche l'intarsio in madreperla dell'albero della vita sul manico, presente nella maggior parte dei suoi modelli signature.

Yngwie Malmsteen


Superman andava più veloce della luce, ma anche Yngwie Malmsteen non scherza. Malgrado i suoi numerosi proclami, elargiti in varie interviste, circa la necessità di badare alla musica nella sua sostanza e circa il fatto di non essere poi così ossessionato dalla velocità e dalla tecnica, non c'è dubbio che il chitarrista svedese sia diventato ormai l'emblema del virtuosismo applicato alle sei corde.
Nato Lars Johann Yngwie Lannerback il 30 giugno 1963, a Stoccolma, il chitarrista è cresciuto in una numerosa famiglia borghese, dimostrando precoce talento musicale già in giovane età. Già da tempo il chitarrista ha svelato la storiella relativa alla folgorazione che l'avrebbe portato ad imbracciare la chitarra: un giorno incantato davanti alla televisione, a sette anni, vide un programma televisivo dedicato al gigantesco Jimi Hendrix; esperienza indimenticabile.
Yngwie, con l'irraggiungibile fare di Jimi davanti, suda le fatidiche sette camicie e dopo orgie di scale, arpeggi e quant'altro, riesce a raggiungere i livelli tecnici che tutti oggi conosciamo; sul piano musicale sarà sempre ben lontano dalla follia visionaria e lisergica di Jimi Hendrix (e anche dalla capacità di esprimere quel dolore insopprimibile che solo il chitarrista di Seattle sapeva comunicare). Naturale dunque il suo inserimento nelle prime rockband (con nomi come "Power", "Burn" e "Silver Mountain"). Ma è solo quando il virtuoso invia una demo a Mike Varney della rivista "Guitar Player" che la sua carriera comincia a prender corpo. Varney, uomo con uno spiccato senso degli affari, invita Malmsteen in America per incidere per la sua etichetta fondata di recente, la "Shrapnel"; il 23 febbraio 1983, Yngwie Malmsteen vola in California con la chitarra in mano e si unisce ad una nuova band di Los Angeles, gli "Steeler", giovane gruppo che suonava nei club.
Le prime performance e incisioni realizzate con gli Steeler (e più tardi con gli "Alcatrazz" di Graham Bonnet), portano in brevissimo tempo Yngwie allo status di rocker di culto. Il "solo album" di debutto (l'ormai celeberrimo "Rising Force", Polydor 1984), realizzato precocemente e con grande sicurezza, se forse non presenta musiche di particolare spessore, certo mette in luce lo spericolato controllo digitale del funambolico svedese. Il consenso arriva in fretta, e così anche i fan, che cominciano a guardarlo con soggezione (specialmente in Giappone, dove già si parlava di lui da tempo).
Da allora tutti i suoi album hanno venduto sostanzialmente bene, anche se durante le interviste, il solista ha sempre professato la ricerca della perfezione e l'avversione per i prodotti commerciali. Malmsteen ha riservato poi particolare predilezione per i grandi compositori classici, da lui ostentatamente venerati e citati, spesso con un misto di ingenuità e con l'ombra incombente del puro vezzo intellettualistico. Questa spolverata di cultura non gli ha impedito di realizzare alcune trascrizioni pericolosamente in odore di kitsch, com'è il caso della sua versione dell'"Aria sulla quarta corda", di Bach.
Turbolenta invece la cronistoria delle sue collaborazioni: Yngwie Malmsteen ha spesso parlato con espressioni poco amichevoli da parte dei due ultimi manager, Andy Trueman e Larry Mazer; le pressioni del successo e quelle dei tour hanno poi spinto il chitarrista svedese ad assumere e a licenziare un ampio numero di cantanti, mentre i bassisti sono andati e venuti senza colpo ferire. Ad ogni buon conto, negli anni Yngwie ha mostrato una buona dose di maturazione, accreditandosi più come songwriter che come ardente virtuoso della chitarra.
Dopo il pregevole progetto live (tour e album) del G3 che ha visto riuniti nel 1997 tre mostri sacri americani della 6 corde quali Joe Satriani, Steve Vai e Eric Johnson, l'esperienza è continuata negli anni fino ad arrivare all'edizione 2003 (seguita da DVD e doppio CD), che al fianco di Satriani e Vai vede protagonista proprio il nostro virtuoso Yngwie Malmsteen.

sabato, marzo 25, 2006

Joe Satriani


Genio assoluto della chitarra elettrica, Joe Satriani è uno dei chitarristi tecnicamente più preparati e universalmente acclamati dell'era moderna.
Nato il 15 luglio 1956 a Westbury, NY, Satriani inizia a suonare all'età di quattordici anni ispirato, anzi letteralmente fulminato sulla via di Damasco, dalla musica di Jimi Hendrix. Con i suoni e le gesta dell'inimitabile eroe indiano-metropolitano in testa si getta a capofitto nelle sudate carte dello studio intenso e disperato, acquisendo in breve tempo un notevole bagaglio tecnico.
Il talento c'è e si vede fin da subito. Compie passi da gigante: ad un alunno normale servirebbe il triplo del tempo; crea, compone e improvvisa sui dischi della sua collezione lasciando sbalorditi parenti e amici, pochi fortunati ascoltatori di allora.
Diventa un piccolo maestro e dà lezioni di chitarra. Ad un certo punto, fra i suoi allievi si presenta un certo Steve Vai e fra i due ... è amore a prima vista. Il buon Steve non è meno talentuso e genialoide del maestro. Alla fine degli anni '70 Joe si trasferisce in California, dove continua ad insegnare e plasmare musicisti divenuti in seguito vere e proprie stelle delle sei corde negli stili più diversi. Dalla fucina-Satriani sono usciti mostri sacri quali Kirk Hammett (Metallica), Larry LaLonde (Primus), David Bryson (Counting Crows), e il musicista Jazz Fusion Charlie Hunter.
Ma Joe Satriani non è solo uno straordinario didatta ma anche un grande musicista. Un musicista completo ed eclettico, che ha imposto un suo stile, proprie concezioni e che ha sfornato sempre ottima musica. Le tappe della sua carriera in questa direzione prendono il via nei primi anni '80, quando segue in tour il gruppo di Greg Kihn, per poi pubblicare a sue spese l'EP omonimo del 1984. Alla fine degli anni '80 esce il suo primo album, intitolato "Not of this earth", che suscita il plauso dell'intera comunità rock. La sua consacrazione come compositore e straordinario chitarrista avviene con il pluri premiato "Surfing with the alien" del 1987, tanto che anche Mick Jagger, un personaggio sicuramente molto distante dall'enigmatico chitarrista, lo vuole con sé nel suo tour australiano e giapponese.
Nel 1988 pubblica l'EP "Dreaming # 11", che combina brani in studio e brani live. E' del 1989 il suo terzo album "Flying in a blue dream" che segna anche il suo debutto alla voce. La carriera di Joe Satriani ha un'altra impennata grazie alla partecipazione di un suo brano nella colonna sonora del film "Say anything" di Cameron Crowe. L'inizio degli anni '90 vede Satriani creare la sua personale linea di chitarre, tutte prodotte dalla casa Ibanez.
Nel 1992 pubblica il bellissimo "The extremist", cui fa seguito il doppio "Time machine" (disco live più disco in studio) del 1993. Nel 1994 è in tour con i "dinosauri" del rock, Deep Purple. Seguono altri due album: l'omonimo "Joe Satriani" del 1995 e "Crystal Planet" del 1998.
Nell'ottobre del 1996 inizia il celeberrimo "G3 Tour" (G3 è la contrazione di Three Guitars) che vede Joe Satriani insieme a Steve Vai ed Eric Johnson. L'enorme successo sia discografico che di pubblico diventa un evento che si ripeterà con diverse formazioni. I vari 'trio', oltre a Joe Satriani (promotore del progetto) e Steve Vai, si vedranno composti anche da altri mostri sacri della chitarra elettrica moderna quali John Petrucci (Dream Theater) e Yngwie Malmsteen.
Nel 2000 pubblica "Engines of creation", candidato al Grammy e l'anno seguente "Live in S. Francisco". Del 2002 è l'album "Strange beautiful music". I suoi ultimi lavori sono "Is there love in space?" (2004) e "Super Colossal" (2006).
Durante la sua carriera Satriani ha collaborato con moltissimi artisti tra cui Blue Oyster Cult, Alice Cooper, Stuart Hamm, Pat Martino e Spinal Tap. Molte delle sue melodie sono spesso prese in considerazione per diventare colonne sonore di spot e trasmissioni televisive in tutto il mondo.

venerdì, marzo 24, 2006

John Francis Pastorius III


John Francis Pastorius III (1 dicembre 1951 - 21 settembre 1987) conosciuto come Jaco Pastorius, è stato il bassista più influente nell'innovazione dello strumento, principalmente impegnato in progetti di musica Fusion soprattutto grazie all'adesione ai Weather Report, innovativo gruppo che ha coniugato ricerca, sonorità elettriche e jazz.Suonava generalmente un basso elettrico fretless (senza tasti); con il suo stile particolare è riuscito a caratterizzare lo strumento come solista, rinnovandolo fortemente dal punto di vista ritmico e di accompagnamento.Nato a Norristown (Pennsylvania), Pastorius è cresciuto a Fort Lauderdale (Florida) dove si è avvicinato alla musica suonando la batteria. A causa della frattura di un polso, ha imparato a suonare il basso elettrico nei generi R&B e pop, guadagnandosi la fama di una leggenda locale.
Dal 1976 la sua fama inizia ad espandersi a livello internazionale con l'album Jaco Pastorius; nello stesso anno inizia a suonare stabilmente con gli Weather Report con due brani in Black Market, e stabilmente da Heavy Weather 1977, pubblicando poi diversi album . Nello stesso anno è da segnalare la sua collaborazione in "Bright size life" di Pat Metheny con Bob Moses alla batteria.
Nel tour che segue l'uscita di Heavy Weather, in concomitanza con le prime manifestazioni dei suoi disturbi psichici, Jaco comincia a far uso di alcolici, che fino allora aveva sempre rifiutato a causa del padre alcolista, che contribuiranno alla sua tragica scomparsa.
L'anno successivo sempre con i Weather Report suonerà in "Mr. Gone" (1978) poi nel live "8:30" (1979) e in "Night Passage" (1980).
A causa della crescente tensione con Joe Zawinul, Jaco esce dai Weather e inizia una carriera da solista, pubblicando Word of mouth album di composizioni orchestrali tra le quali la splendida "three views of a secret". Suona in album di Joni Mitchell "Mingus", "Hejira" e "Shadows and lights" con Pat Metheny, Michael Brecker.
La dipendenza da alcolici e droghe non fa che accentuare il suo squilibrio mentale (disturbo bipolare); le sue relazioni con i manager dell'industria discografica e i gestori dei locali peggiorano al punto da non trovare nessuno disposto a farlo suonare.
Muore il 21 settembre 1987, dopo 9 giorni di coma, in seguito al brutale pestaggio da parte di un buttafuori di un locale di Fort Lauderdale.
Il primo incontro con Joe Zawinul avvenne nel 1975 quando Jaco era ancora sconosciuto, Zawinul ricorda che la conversazione si svolse più o meno così:Pastorius: "seguo la tua musica dai tempi da Cannonball Adderly e mi piace molto".Zawinul: "cosa vuoi?"Pastorius: "mi chiamo Jaco Pastorius e sono il più grande bassista del mondo".Zawinul: "togliti dai piedi, imbecille"Ma alla fine Pastorius riuscì a consegnargli un nastro. Zawinul lo apprezzò, ma gli disse che i Weather Report avevano già un bassista. Quando Alphonso Johnson lasciò i Weather Report, Zawinul si ricordò di Pastorius che pochi giorni prima gli aveva mandato un premix del brano continuum (dal suo primo album Jaco Pastorius), e fu molto colpito dal suono morbido e rotondo del suo basso senza tasti, molto più simile ad un contrabbasso ma in realtà con sonorità del tutto nuove. Senza sapere che Jaco usasse un fretless, perché in realtà inventato dallo stesso Pastorius, Zawinul gli telefonò e gli disse: "E' molto bello il brano che mi hai mandato. Hey, ragazzino,suoni anche il basso elettrico?"

giovedì, marzo 23, 2006

TEN YEARS AFTER


TEN YEARS AFTERNel 1967, quattro giovani musicisti inglesi divennero uno dei più grandi ed esplosivi quartetti nei palcoscenici mondiali. La loro leggendaria "I'm Going Home" suonata al Festival di Woodstock del 1969, fu registrata nel relativo film e la loro musica fatta di jazz, blues e rock amalgamati venne conosciuto anche dalla vastissima platea degli spettatori cinematografici. Quel film inserì di diritto i Ten Years After nella storia del rock. Dal 1968 al 1975 costantemente in tour e festival importantissimi. E’ stato stimato che acquisirono 75.000 fans ogni settimana. Quasi quattro milioni di persone all’anno. Senza contare chi ha visto il film "Woodstock". Tra il 1967 e il 1974 i Ten Years After registrarono 10 album che vendettero milioni di copie (dischi d’oro e di platino). Ma nel 1975 Alvin Lee decise di darsi alla carriera solistica e la band sparì dalle scene…Si è però mantenuta negli anni la richiesta di vedere ancora i Ten Years After e ci furono negli anni successivi tre eccezionali appuntamenti live ed un nuovo album in studio. Ma ogni volta, Alvin decise di tornare alla propria carriera solista.Ma la richiesta del pubblico era talmente forte che nel 2002 i tre fondatori dei Ten Years After --- Leo Lyons (bass), Chick Churchill (keyboards) and Ric Lee (Drums) appagarono l’intenso rinato interesse per la band.Da allora la band è di nuovo in tour, con un nuovo membro sensazionale, all’epoca venticinquenne, il chitarrista cantante Joe Gooch, con l’arduo, ma riuscito, compito di sostituire un’icona del rock come Alvin Lee.Ricreano la musica, l’energia e l’eccitazione che hanno conosciuto e fatto provare oltre trent’anni fa, suonando la maggior parte delle loro "hits", ma anche alcuni nuovi brani.Da Good Morning Little Schoolgirl a Baby Please Don’t Go, un tuffo negli anni ’70, con intermezzi come Walk This Way, Blue Suede Shoes in versione quasi punk e Hound Dog.

domenica, marzo 19, 2006

John Petrucci


Nato il 12 luglio 1967 a Long Island, New York, John Peter Petrucci è uno dei chitarristi moderni più acclamati e virtuosi del panorama rock mondiale. Di chiare origini italiane Petrucci è uno dei membri fondatori dei "Dream Theater", band progressive metal forse poco nota al grande pubblico per il carattere poco commerciale dello stile musicale, ma che nel corso dell'ultimo decennio ha tracciato la rotta per numerosi gruppi rock a livello mondiale e soprattutto in Europa.
Lo stile di John Petrucci è inconfondibile per la sua tecnica, di livello altissimo, e per la sua velocità di esecuzione. I tecnicismi sono talvolta esasperati ma la ricerca melodica è costante e di alta qualità. Lo stile che lo distingue è proprio quella raffica di note chiamata "Shredding"; sebbene in certi contesti il termine assuma un significato non proprio positivo, in quanto si riferisce a chitarristi che privilegiano la tecnica a discapito della melodia, per John Petrucci è una qualità che lo rende nel suo campo uno dei più raffinati esecutori e compositori.
John inizia prestissimo a suonare la chitarra, già all'età di 8 anni. La voglia di provarci arriva seguendo l'esempio della sorella maggiore che stava alzata fino a tardi per seguire lezioni di organo. In famiglia poi ci sono anche il fratello che suona il basso per diletto e la sorella minore che studia clarinetto. Presto John abbandona lo strumento per riprenderlo a 12 anni, coinvolto in
un gruppo musicale dell'amico Kevin Moore, che qualche anno dopo percorrerà la strada del professionismo fondando insieme a John i "Dream Theater". Il giovane Petrucci inizia ad esercitarsi seriamente, in modo prevalentemente autodidatta.
La sua dedizione per la chitarra è grandissima, come gli sforzi per imitare gli idoli del momento: Steve Morse, Steve Vai, Yngwie Malmsteen, Allan Holdsworth, Stevie Ray Vaughan, Al Di Meola, Joe Satriani e Eddie Van Halen, per citarne alcuni. Poi col tempo si appassionerà sempre più all'emergente corrente metal (con le sue sfumature prog) che il rock stava conoscendo, sia negli Stati Uniti, con gruppi quali Metallica e Queensryche (ma anche Rush), sia in Europa con Iron Maiden, Randy Rhoads, Yes.
Il talento affiora, la passione è chiara: John si iscrive così al "Berklee College of Music" di Boston, dove inizia la sua vera e forte educazione musicale teorica. Qui, dove studia composizione jazz e armonia, incontra e conosce i suoi futuri compagni di lavoro John Myung, che suona il basso elettrico, e Mike Portnoy, vero artista di batteria e percussioni. I tre formano dapprima la band "Majesty", il cui nome però non può essere formalmente utilizzato perchè già appartenente ad un'altra band, di cui i ragazzi ignoravano l'esistenza.
Così con l'amico Kevin Moore alle tastiere e Charlie Dominici alla voce, nascono i Dream Theater che registrano un album di debutto ("When dream and day unite", 1989) intenso, innovativo e relativamente complicato da ascoltare per la densità della tecnica utilizzata. Il cantante sparisce ben presto dalla circolazione; al suo posto viene ingaggiato un canadese che studia musica lirica: James LaBrie. Il cantante colpisce da subito per le sue doti e la sua sensibilità; il suo carisma costituisce tutt'oggi una colonna portante della band. La nuova formazione dà vita nel 1992 ad uno dei dischi che segna un passaggio chiave nella scena del metal internazionale: sono numerosissimi gli aspetti che fanno di "Images and words" una pietra miliare e un punto di riferimento per centinaia di musicisti. Da allora la formazione rimarrà pressochè invariata, se non per l'alternanza alle tastiere che vedrà protagonisti Derek Sherinian prima, e Jordan Rudess poi.
John Petrucci, che ama anche scrivere i testi delle canzoni, sembra essere una fonte inesauribile di note e creatività, non solo con i Dream Theater. Frequenti sono le esibizioni che insieme al batterista Portnoy esegue come fossero una sorta di seminari per musicisti. Anche i progetti paralleli non mancano. Il più noto è sicuramente "Liquid Tension Experiment", quartetto in cui John e Mike sono affiancati da Tony Levin al basso e da Jordan Rudess alla tastiere. Il progetto, che ha due album all'attivo (1998, 1999), ha anticipato l'entrata del già citato Rudess nella formazione dei Dream Theater nel 2000.
Dopo esser stato invitato da Joe Satriani per il suo progetto "G3 Live" (tour mondiale che vede alternarsi sul palco 3 grandissimi interpreti della chitarra), all'inizio del mese di marzo 2005 è uscito "Suspended Animation", primo album solista di John Petrucci.
Per diverso tempo testimonial delle chitarre Ibanez, Petrucci ha poi formalizzato una collaborazione con la Ernie Ball/Music
Man, per il cui marchio ha firmato un modello di chitarra a sei corde ed una a sette corde. Quest'ultima variante dello strumento vede l'americano (già dal 1994, con il disco "Awake") come uno dei più famosi, abili e virtuosi interpreti al mondo.
John Petrucci si presta anche come insegnante-autore di pubblicazioni editoriali (magazine e video) come il "Guitar World Magazine Lessons". Vive a New York con la moglie Rena, insieme ai loro tre figli SamiJo, Reny e Kiara.

venerdì, marzo 17, 2006

Led Zeppelin


Oggi tocca ai Led Zeppelin
I Led Zeppelin sono stati uno dei più importanti gruppi rock inglesi degli anni Settanta, mettendosi in evidenza per il loro stile originale ed innovativo in generi quali il rock blues e l'hard rock.
Led Zeppelin hanno partecipatoal Live Aid il 13 luglio 1985I componenti del complesso erano:
Jimmy Page (chitarra), nato il 9 gennaio 1944 a Heston (Middlesex) Robert Plant (voce), nato il 20 agosto 1948 a West Bromwich (Staffordshire) autore insieme a Page della maggior parte dei brani John Paul Jones (vero nome James Baldwin), (basso e tastiere), nato il 3 gennaio 1946 a Sidcup (Kent) talvolta autore dei brani John Bonham (batteria), nato il 31 maggio 1948 a Redditch (Worcestershire) e morto il 25 settembre 1980 a Londra L'attività del gruppo si è svolta dal 1968, anno della costituzione, al 1980, anno della morte di John Bonham, evento che causò di fatto lo scioglimento del complesso.La discografia comprende dieci dischi ufficiali pubblicati dal 1968 al 1982 (l'ultimo dei quali, Coda, pubblicato due anni dopo la morte di Bonham, è costituito da brani registrati negli anni precedenti ma non inclusi negli altri album).Successivamente sono state pubblicate alcune raccolte di brani, editi ed inediti, e di incisioni di esibizioni dal vivo risalenti al periodo di attività di gruppo.Degna di segnalazione anche la numerosa produzione di bootleg (incisioni non ufficiali e non autorizzate contenenti registrazioni di concerti, di prove in studio di registrazione o di registrazioni radio-televisive).Dopo lo scioglimento i tre componenti hanno intrapreso carriere solistiche (Page e Plant hanno anche inciso due dischi insieme), e si sono riuniti alcune volte per esibirsi dal vivo in occasione di manifestazioni commemorative o celebrative.Dopo un inizio di attività artistica che lo fece conoscere come uno dei migliori session man chitarristi britannici, Jimmy Page pubblicò nel 1965 il suo primo singolo, She just satisfies e Keep moving. Nel 1966 entrò a far parte degli Yardbirds, gruppo inglese di rock-blues, inizialmente come bassista e poi come chitarrista in sostituzione di Jeff Beck quando questi abbandonò il complesso. Nel 1968 anche gli altri componenti abbandonarono gli Yardbirds e Jimmy Page, intendendo onorare l'impegno già preso di una tournée in Scandinavia, iniziò a cercare dei musicisti per formare un complesso in grado di effettuare quelle esibizioni.John Paul Jones entrò nell'ambiente musicale come arrangiatore e nel 1968 partecipò ad una registrazione con Jimmy Page;
l'occasione fu favorevole per chiedere a Page di far parte del gruppo che stava costituendo.John Bonham cominciò a suonare la batteria facendo esperienza in alcuni gruppi e, successivamente, nella Band of Joy.Anche Robert Plant, dopo un inizio come cantante in piccole band, entrò a far parte della Band of Joy; il gruppo si sciolse in breve tempo, senza produrre incisioni significative.Nel 1968 Jimmy Page, per onorare gli impegni artistici presi dagli Yardbirds, chiamò John Paul Jones, John Bonham e Robert Plant per mettere insieme una formazione provvisoria, i New Yardbirds; il gruppo effettuò la citata tournée in Scandinavia, al termine della quale il nome del complesso venne cambiato in quello di Led Zeppelin.
Sull'origine del nome esistono varie versioni; secondo una delle più accreditate, Keith Moon - batterista del complesso The Who - poco soddisfatto dello stile musicale della band, suggerì a John Entwistle - bassista dello stesso gruppo - di separarsi dagli altri due componenti (Roger Daltrey e Pete Townshend) e di formare un nuovo gruppo con Jimmy Page e Steve Winwood, proponendo di chiamarlo Lead Zeppelin (Zeppelin di piombo), perché "sarebbe andato in alto come un aerostato di piombo". Richard Cole, manager degli Yardbirds, che aveva assistito al colloquio, riferì il tutto a Jimmy Page.Alcuni mesi dopo, al momento di scegliere il nuovo nome in sostituzione di New Yardbirds per il gruppo che aveva formato, Jimmy Page ripensò al nome Lead Zeppelin; egli racconta che "aveva qualcosa a che fare con l'espressione popolare un cattivo scherzo sale come un palloncino di piombo (go over like a lead balloon).Inoltre l'espressione (quasi un ossimoro nel riferimento pesante/leggero) era riferibile al nome di un altro complesso rock, gli Iron Butterfly (farfalla di ferro) allora in auge.Il nome venne accettato da tutti, ma Lead venne cambiato nell'omòfono Led per evitare ambiguità di pronuncia dovuta al fatto che il termine lead in inglese ha due etimologie e due suoni distinti: oltre al piombo (pronuncia /lEd/), può significare anche "guida" (pronuncia /li:d/).
Nel 1969 uscì il primo disco del gruppo, intitolato semplicemente "Led Zeppelin". I brani, caratterizzati da una combinazione di influenze blues e rock unite ad uno stile "heavy", ne fecero una delle incisioni più importanti nello sviluppo in chiave ‘dura’ del rock, imponendo il gruppo sul mercato internazionale, soprattutto negli Stati Uniti, dove avrebbero effettuato numerose tournée e dove le vendite di dischi sarebbero state seconde solo a quelle dei Beatles.Nello stesso anno uscì il secondo disco, Led Zeppelin II, nel quale il gruppo sviluppa in maniera esplicita la musicalità hard rock. Il brano d'apertura, "Whole Lotta Love", si apre con un riff di chitarra aggressivo e coinvolgente, seguito dal supporto del basso e, in una sequenza crescente, dall'intervento della voce e della batteria; il pezzo può essere definito emblematico dello stile musicale del gruppo.
Jimmy Page e Robert Plant erano appassionati del blues; infatti, oltre a diverse versioni rock di classici blues, anche il testo di uno dei primi successi dei Led Zeppelin, "Whole Lotta Love" (nel secondo album), era stato composto da Willie Dixon, anche se nel disco il brano non era stato accreditato all'autore; per questo motivo la Chess Records intentò causa al gruppo e, dopo 15 anni, riuscì ad ottenere l'accreditamento del brano ed un risarcimento economico.I concerti dei Led Zeppelin duravano anche più di tre ore, e sul palco il gruppo eseguiva versioni più lunghe e piene di improvvisazioni del loro repertorio, aggiungendo spesso anche rielaborazioni di brani di soul music, in particolare di James Brown, di cui Jones e Bonham erano estimatori.
Per la registrazione del loro terzo disco, Led Zeppelin III, il gruppo si ritirò a "Bron-Yr-Aur", una dimora isolata nel Galles, nella quale non era neanche disponibile l'elettricità. Questa potrebbe essere la spiegazione per le caratteristiche acustiche di alcuni brani dell'album, in particolare "Bron-Y-Aur Stomp", nel quale sono chiaramente individuabili influenze della musica
celtica e ispirazioni folk, e che rivela un differente aspetto dell'abilità chitarristica di Page. Il disco fu comunque caratterizzato da una notevole versatilità, alternando brani tipicamente hard (Immigrant song) a composizioni acustiche (Friends), brani blues (Since I’ve been loving you) o rock (Celebration day) a pezzi di vaga ispirazione psichedelica (Tangerine).Anche questo disco, come il secondo, ottenne un elevato riscontro di vendite.

mercoledì, marzo 15, 2006

biografia Santana


Oggi vi propongo un'altra biografia di un Grande, secondo me fatta bene.
Carlos Santana nasce il 20 luglio 1947 ad Autlan de Navarro, in Messico. La passione per la musica gli viene infusa da subito, grazie al padre che, essendo un "mariachi", ossia un suonatore vagabondo, lo culla al suono di dolci e malinconiche melodie. In seguito, affiancando il padre nei suoi spettacoli, il primo strumento che imbraccia non è una chitarra bensì un violino. Forse è a questa matrice che si può far ricondurre il suo amore per le note lunghe e tenute, sospirate e cantate, così caratteristiche del suo stile e che sono il suo inconfondibile marchio distintivo, uno stile che lo rende unico fra tutti i chitarristi elettrici.
Dopo il violino, dunque, la chitarra, più facile da maneggiare, meno delicata e più adatta al repertorio popolare, ma soprattutto al nuovo genere che si stava imponendo nel mondo: il rock. Di avere un lavoro fisso e regolare non gli passa neanche per la testa, una condizione ormai impensabile e virtualmente insopportabile per uno come lui cresciuto all'ombra di un padre randagio. Carlos trova invece la possibilità di esibirsi nei locali di Tijuana, un paese del Messico con un numero sufficiente di anime per assicurare una buona circolazione dei clienti.
Negli anni '60, la famiglia si trasferisce a San Francisco, dove il giovanissimo musicista viene a contatto con stili diversi che ne influenzano l'attitudine a mescolare i "generi".
Nel 1966 la "Santana Blues Band" comincia ad acquisire una certa popolarità nel circuito dei locali, ma non solo. Forte di questa base di partenza, riesce a strappare il primo contratto discografico, quello grazie al quale esce il potente "Santana", che, prima in sordina e poi via via sempre più in crescendo, riesce a vendere una considerevole quantità di copie, fino a diventare disco di platino.
Cominciano a fioccare le collaborazioni importanti: nel 1968, ad esempio, prende parte ad un progetto discografico con Al Kooper in cui Santana si ritaglia un ruolo di protagonista.
Diventato ormai un "nome", è candidato nella rosa delle possibili star che dovranno partecipare ad uno dei più grandi eventi musicali del secolo, la celebre kermesse di Woodstock, una tre giorni di pace, amore e musica (e anche droga, per la verità), che attirerà mezzo milione di persone. E' il 1969: Santana sul palco si scatena e offre una delle esibizioni più emozionanti della sua carriera. Il pubblico va in delirio: Santana è riuscito ad imporre la sua miscela di rock e di ritmi sudamericani che dà vita al cosiddetto "rock latino".
Anche la componente mistica e religiosa non è trascurabile nella sua produzione. A partire dagli anni '70 il musicista persegue senza battute d'arresto un percorso musicale permeato di elementi mistici e di ricerca sonora. In quegli anni esce "Abraxas" che, trainato da brani leggendari come "Black magic woman", "Oye como va" e "Samba pa ti", si piazza al numero uno della classifica americana per cinque settimane di seguito.
L'anno seguente esce "Santana III" (forse il suo capolavoro assoluto), che rimane al numero 1 negli USA per un mese e mezzo. Il musicista si prende una delle numerose "vacanze" dal gruppo per un disco dal vivo col batterista Buddy Miles, cosa non infrequente anche in seguito. Ben presto, però, emergono dei disagi. La sovrapposizione tra vicende del gruppo e carriera solista comincia a diventare problematica.
Sul piano stilistico emerge un profondo mutamento di stile, tanto che il quarto album "Caravanserai", assomiglia a una lunga suite vagamente jazzistica, fatto che induce alcuni tra i più "rockeggianti" collaboratori del momento a lasciare il gruppo per fondare i Journey.
Santana nel frattempo approfondisce sempre di più i suoi interessi nei confronti della spiritualità, e insieme al compagno di fede John McLaughlin (i due condividono lo stesso guru), realizza un album ispirato a tali tematiche, "Love Devotion and Surrender".
La carriera di Santana è un continuo oscillare tra progetti di fusion con amici come Herbie Hancock e Wayne Shorter e rock più ortodosso, quello preferito dal pubblico.
Negli anni '80 vedono la luce altre incisioni con ospiti prestigiosi, un tour con Bob Dylan e la colonna sonora de "La Bamba" (1986).
Nel 1993 fonda una propria etichetta, la Guts and Grace mentre nel 1994 torna simbolicamente a Woodstock per il 25ennale del festival che lo lanciò; inoltre, incide "Brothers" con il fratello Jorge e il nipote Carlos. Nel 1999, con alle spalle più di 30 milioni di dischi venduti, cambia casa discografica, e con alcuni ospiti prestigiosi provenienti dall'ambito hip-hop incide "Supernatural" (etichetta Arista), uno strepitoso successo che lo porta a vincere il Grammy Award. Un prestigioso riconoscimento, non c'è dubbio, anche se, per gli antichi fan, l'anziano chitarrista sembra ormai irriconoscibile e irrimediabilmente prono alle esigenze e alle strategie dell'industria "commerciale".
I suoi ultimi lavori sono "Shaman" (2002) e "All that I Am" (2005), ricchi di ottima musica e ospiti illustri.

lunedì, marzo 13, 2006

Biografia John McLaughlin


John McLaughlin (Yorkshire, Inghilterra, 4 gennaio 1942), chitarrista.È considerato uno tra i maggiori chitarristi jazz viventi. Dotato di ottima tecnica, si è spesso contraddistinto per sperimentazioni musicali influenzate dalle musiche di origine orientale e dallo stile fusion.
Inizia a suonare la chitarra all'età di undici anni attirato dallo swing e dal blues. Dopo le prime esperienze in sala di registrazione negli anni sessanta, è a New York dove partecipa alle sessioni di In a Silent Way e Bitches Brew di Miles Davis.
Dal 1971 al [[1973] suona con la sua band, la Mahavishnu Orchestra, per poi riformarla nel biennio 1974/1975 con la collaborazione del violinista Jan-Luc Ponty. Di questo periodo sono da ricordare i tre album Inner Mounting Flame, Birds of Fire e Between Nothingness and Eternity.
Ha collaborato con importanti figure della musica mondiale, tra le quali il sassofonista Bill Evans, che partecipò ad una terza riunione della Mahavishnu Orchestra negli anni ottanta.
Tra i suoi album più conosciuti sono da citare "Extrapolation", "My Goals Beyond", disco acustico con influenze indiane, "Handful of Beauty", con gli Shakti, uno dei primi esempi di World Music, il live "Friday night in San Francisco", registrato con i chitarristi Paco de Lucia e Al Di Meola nel 1981, e "Love devotion surrender" in coppia con Carlos Santana, pubblicato nel 1973, che contiene un'interessante rivisitazione di A love supreme di John Coltrane.

biografia Paco De Lucia


Paco De Lucia (vero nome Francisco Sánchez Gómez) nasce ad Algecíras, in provincia di Cadiz (Spagna). Inizia a suonare la chitarra all'età di cinque anni spinto dal padre (anche lui chitarrista di flamenco) che teneva al fatto che i propri figli avessero una buona educazione musicale. Da allora in poi ha sempre frequentato ambienti dove si suonava quel genere musicale. Gli artisti che lo hanno ispirato e influenzato maggiormente furono Niño Ricardo, Miguel Borrull, Mario Escudero e Sabicas.
Paco De Lucia (21 dicembre 1947) è considerato uno dei più grandi chitarristi di flamenco.All'età di soli 11 anni abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla chitarra e si esibisce per la prima volta in pubblico, ospite di una radio locale (Radio Algecíras). Tre anni dopo insieme al fratello Pepe, forma il duetto Los Chiquitos de Algecíras che gli fa vincere addirittura un premio speciale dalla giuria.
Nel 1962 si trasferisce a Madrid con la famiglia e poi parte per gli Stati Uniti per il suo primo tour. Dopo il periodo dei primi concerti, nel 1965 avvia una serie di collaborazioni musicali con vari artisti: il fratello Ramon de Algeciras, Ricardo Modrego e A. Fernandez Diaz Fosforito con il quale incide la Seleccion Antologica del Cante Flamenco. Nel 1966 parte di nuovo in tour e l'anno seguente incide il suo primo album da solista La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.
Nel 1968 avviene l'incontro con Camaron de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. In questi anni farà una lunga serie di concerti, arrivando persino a suonare al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco.
Il 1977 è un anno molto importante per Paco. Si sposa con Casilda Varela e nello stesso anno conoscerà alcuni personaggi molto importanti per la sua carriera artistica, Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell ed infine Carlos Santana.
Quello degli anni '70 è un periodo molto florido per quanto riguarda le incisioni. Tra queste sono sicuramente da ricordare Fantasia Flamenca del 1969, Fuente y Caudal del 1973 (album che contiene la celebre canzone Entre Dos Aguas) e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla del 1978.
Nel 1981 fonda il famoso Sestetto insieme ad i fratelli, con il quale farà una serie di concerti in tutto il mondo e nel 1984 rilasceranno l'album Live... One Summer Night. Dal 1986 fino al 1991 tornerà alla carriera solista, per poi riprendere ad incidere un altro album con il sestetto (nel 1993). Nel 1996 si riunisce dopo 13 anni con John McLaughlin e Al Di Meola con i quali inciderà The Guitar Trio. Nel 1998 incide l'album Luzia, dedicato alla madre, e per la prima volta possiamo sentire la sua voce (non aveva mai cantato nei precedenti album). Il successo di questo album lo porterà di nuovo in tour per tutto il mondo e recentemente anche in Italia.

domenica, marzo 12, 2006

Al Di Meola


Al Di Meola, è uno dei più rispettati chitarristi contemporanei, da sempre abituato a mescolare generi e stili, come quando da
adolescente passava dai Beatles ad Elvis Presley, passando per il suono nero della gloriosa Motown. La prima svolta
avvenne quando si trasferì al Greenwich Village di New York per prendere lezioni di chitarra da Larry Coryell, uno dei
capostipiti riconosciuto della cosiddetta fusion. Dopo essere stato tra i migliori allievi della Berklee di Boston, Di Meola nel
1974 venne arruolato da Chick Corea per formare insieme a Stanley Clarke e Lenny White i "Return Of Forever"
un'esprerienza breve per quanto di seminale importanza. Da lì in poi la sua carriera solistica spiccò il volo con una serie di
fortunate registrazioni, parentesi dorate con artisti del calibro di Paco De Lucia e John McLaughlin e qualche inevitabile
passo falso.
Oggi sembra un signore tranquillo e più che mai in pace con se stesso. Da qualche tempo ha formato un gruppo stabile e la
sua recente settimana milanese al Blue Note ha fatto registrare quasi sempre il tutto esaurito. Alla vigilia del suo ultimo
concerto lo abbiamo incontrato per qualche domanda nel tranquillo backstage dell'elegante locale posto in Via Borsieri, ci ha
risposto con estrema cordialità:
V.P.: Partiamo ovviamente da Flesh on Flesh, un lavoro che sembra ancora più variegato dei precedenti con un suono molto
immediato e diretto, ne è soddisfatto?A.D.M.: Parecchio. Questo è il mio quarto disco per la Telarc, un etichetta formidabile che mi ha sempre lasciato ampia
libertà di scelta. E' nato a Miami, un posto dove mi piace sempre stare quando non sono in giro. L'ho registrato in presa
diretta ai mitici Criteria Studios, un posto che soltanto per la sua storia passata incute suggestione. Ancora di più rispetto al
passato il "mood" del disco è pieno di quei riferimenti latini che mi hanno sempre incuriosito. C'è un bell'ambiente in Florida,
una sorta di crocevia obbligato per i ritmi e le suggestioni che provengono un po' da tutto il centro America, non solo quindi
Cuba. Il materiale è stato comunque messo a fuoco anche in alcune serate dal vivo suonate in piccoli club dove avevamo la
possibilità di testare quanto avevamo appena concordato in studio, quasi l'opposto di quanto avviene di solito.
V.P.: Tra gli ospiti spicca ovviamente il nome di Gonzalo Rubalcaba, dove vi siete incontrati e come mai il suo apporto è
stato alle tastiere elettriche invece che al più tradizionale pianoforte?A.D.M.: Sono stato così contento di avere questa chance di ospitarlo nel mio disco, perché Gonzalo è semplicemente uno dei
più grandi musicisti mai nati: davvero difficile far coesistere tecnica, fantasia, passione e velocità di pensiero in una sola testa,
ma lui possiede tutto questo ed ancora di più. Ci eravamo incrociati in qualche festival durante gli anni, poi il mio
percussionista Gumbi Ortiz mi ha fatto ascoltare alcuni suoi lavori elettrici realizzati insieme al suo gruppo Projecto, materiale
davvero incredibile,quindi finalmente l'occasione di suonare insieme in Europa dal vivo, con la promessa di ritrovarsi in studio.
L'occasione si è presentata per "Flesh On Flesh" e ne sono ovviamente molto soddisfatto, ha scelto lui di suonare il piano
Fender e l'ho lasciato fare. Può sembrare strano dal momento che io sono un musicista di maggiore esperienza e ho avuto
altri incontri eccellenti in carriera, ma per me è stata davvero la realizzazione di un sogno.
V.P.: Ha trovato dei punti contatto con Stanley Jordan, il cui funambolico estro fu in qualche modo disciplinato proprio da lei
nella produzione del suo debutto discografico per la Blue Note?A.D.M.: No, siamo su due livelli differenti. Mi ero quasi dimenticato di quella esperienza che affrontai comunque con molto
entusiasmo. Anche Stanley è un fuoriclasse, però le sue prospettive apparvero fin dall'inizio differenti. Il suo enorme talento
è apparso avvitarsi su se stesso fino ad un progressivo allontanamento dalle scene. So che di recente è tornato in pista con
una serie di concerti in solitario, sempre e comunque la sua dimensione migliore, sono sempre dalla sua parte.
V.P.: "The Infinite Desire", che era il suo debutto per la Telarc, ha venduto molto bene anche in Italia anche grazie al bel
duetto con Pino Daniele, un brano molto passato anche nei grandi network radiofonici, come ha conosciuto la sua musica?A.D.M.: Pino è un musicista di grande talento, capace sempre di andare al cuore della melodia. Sapevo di una sua
precedente collaborazione con Wayne Shorter (il disco era Bella 'mbriana n.d.r) e l'ho incontrato proprio tramite Rachel Z.,
una tastierista formidabile a lungo con Wayne che quest'anno ha suonato dal vivo anche con Peter Gabriel. All'epoca
suonava con me in studio. Anche Rachel ha origini italiane e viene spesso qui, sapevo della loro collaborazione e tutto è
avvenuto in maniera molto semplice e spontanea, come del resto dovrebbe sempre essere. So che quel pezzo è passato
anche molto in radio portando così il disco a sfiorare le diecimila copie, un risultato soddisfacente per cui mi piacerebbe fare
qualcos'altro con lui, speriamo bene.
V.P.: Qualche anno fa ha registrato un disco dedicato interamente alle musiche di Astor Piazzolla e spesso inizia i suoi
concerti con qualcuno dei suoi brani, pensa che il suo valore sia stato riconosciuto pienamente?A.D.M.: Nonostante quello che può sembrare la musica di Piazzolla è tremendamente sottostimata. Forse non qui in Europa
e particolarmente in Italia, viste le comuni origini latine ma negli Stati Uniti lo è di certo. Io ho passato buona parte della mia
adolescenza a Little Italy, dove lui ha invece trascorso gli ultimi anni della sua vita e così diventammo buoni amici. Lui stesso
aveva mi aveva proposto di realizzare un disco insieme e sarebbe stato davvero l'ultimo impegno fissato, prima
dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Con molta umiltà cerco di preservarne l'eredità suonando la sua musica con
molta energia e passione, l'accordion è stato anche il mio primo strumento anche se lo suonavo davvero male.
V.P.: Lei sembra così tranquillo e distaccato, quasi un buon padre di famiglia a cui è capitato "anche" di essere un musicista
di successo. Spesso lo stile di vita in questo ambito sembra pericoloso per le numerose tentazioni che propone, distogliendo
molti musicisti di talento da quello che dovrebbe essere il loro vero obiettivo. Come ha agito perché tutto questo funzionasse
senza altre implicazioni per lei?A.D.M.: Forse dall'esterno può sembrare ma non è proprio così. Quando suoni per più di 200 giorni all'anno in un posto
diverso come si riesce a ipotizzare una vita normale? Gli affetti, la famiglia, quanto hai di più caro finisce inevitabilmente con
soffrirne. Adesso siamo finalmente a Milano per cinque giorni di seguito, ma proveniamo da un tour abbastanza duro di altre
cinque settimane in giro per l'Europa, poi tornerò a casa per dieci giorni, prima di ricominciare per un altro mese buono.
Intendiamoci suonare ed essere accolti bene dovunque vai rimane sempre un privilegio assoluto, però bisogna avere davvero
un carattere forte per continuare a farlo negli anni.
V.P.: Da qualche parte si mormora che il suo prossimo progetto potrebbe essere un disco molto più soffice, quasi pop...è
vero?A.D.M.: E' una cosa alla quale sto lavorando da un po' di tempo e potrebbe essere vero, non lo nascondo. Mi piacerebbe
fare un disco di di rhythm and blues con delle cantanti, ma non ho ancora trovato esattamente ciò che ho in mente, la
maggior parte dei nuovi personaggi in quell'area come Shakira e Ricky Martin non hanno ovviamente il mio gradimento, trovo
molto più interessanti molti dei passati lavori di Gloria Estefan, che però aveva in Kiki Santander un fantastico produttore.
V.P.: Nessuna possibilità invece per una ricomposizione dei Return Of Forever o del magnifico triumvirato con De Lucia e
McLaughlin?A.D.M.: Chick sembra ora in una fase così diversa della sua carriera da sembrare improponibile. Non è più tempo di
sperimentazioni e anche l'ambiente in generale è assai diverso. Con Paco e John ci siamo ritrovati qualche anno fa per una
piccola reunion che ha portato a un disco e successivo tour che abbiamo affrontato con il necessario feeling, poi ognuno è
stato assorbito dalle sue cose e non se ne è più parlato, io ci spero sempre, chissà magari la prossima volta torniamo insieme
qui al Blue Note…

lunedì, marzo 06, 2006

Stevie Ray Vaughan


Stevie Ray Vaughan
Nato il 3 Ottobre 1954 a Dallas, Texas, USA e morto il 27 Agosto 1990 a East Troy, Wisconsin, USA.
Chitarrista Blues si avvicina alla musica e alla chitarra grazie al fratello più grande Jimmy (Futuro chitarrista dei Fabulous Thunderbids) e all'ascolto della collezione di dischi (Albert King, Otis Rush, Lonnie Mack...) che Jimmy possedeva. Muove i primi passi come chitarrista insieme al fratello in bands scolastiche prima di trasferirsi a Austin nel 1972, il primo gruppo di cui ha fatto parte fu quello dei Nightcrawlers per passare poi con Paul Ray & the Cobras con i quali nel 1974 registra L'album "Texas Clover". Nel 1977 forma i Triple Threat Revue insieme alla cantante Lou Ann Burton, dopo i primi successi nei locali dell'area di Austin il gruppo cambia nome in Double Trouble ( il nome viene preso dal titolo di un brano di Otis Rush); nel 1979 la Burton decide di lasciare per intraprendere la carriera solista, dal quel momento i Double Trouble diventano un trio con Stevie Ray oltre che chitarrista anche voce solista mentre la batteria viene affidata al Chris Layton e il basso a Tommy Shannon ( ex Johnny Winter). Il produttore Jerry Wexler si accorge di Vaughan su indicazione di Mick Jagger, e lo porta al Festival Jazz di Montreux nel 1982 , l'esibizione ha tale risonanza che David Bowie decide di ingaggiare Stevie Ray per la registrazione del suo disco "Let's Dance" e per il tour mondiale conseguente all'album; ma a metà tour Vaughan abbandona Bowie perché non appagato nel suonare un genere di musica a lui poco congeniale. Grazie al produttore John Hammond Sr. finalmente nel 1983 incide il suo primo album "Texas Flood", Vaughan ha 28 anni ed è in piena maturità artistica i suoi assolli di chitarra sono travolgenti, dimostra una padronanza tecnica dello strumento eccezionale e la voce grintosa si adatta al rauco feeling per il Blues. Nel 1984 il secondo album "Couldn't Stand The Weather" vende più del primo e entra in classifica nei primi trenta diventando disco d'oro; in questo disco l'influenza di Hendrix è determinante e la versione di "Voodoo Chile (Slight Return)" non è la solita imitazione di Jimi ma è un vero capolavoro.
"Soul To Soul" del 1985 vede l'inserimento nel gruppo del tastierista Reese Wynans considerato come il quarto Double Trouble. In questo periodo all'apice della bravura e della fama partecipa ad album di altri artisti come Johnny Copeland (Texas Twister), James Brown (Gravity), A.C.Reed, Marcia Ball ( Soulfull Dress) e con uno dei suoi idoli Lonnie Mack (Strike Like Lightning). L'esibizione di Montreux Incisa sull'album "Blues Explosion" gli fa vincere un GRAMMY. Purtroppo gli abusi di alcol e droghe fanno crollare la creatività artistica di Stevie ma le sue esibizioni dal vivo sono sempre eccezionali e durante una di queste viene colto dal collasso, il ricovero in ospedale e il successivo periodo di disintossicazione, in un centro della Georgia, lo tengono lontano dalle scene. Il ritorno in studio nel 1989 coincide con l'uscita di "In Step" con il quale vince il suo secondo GRAMMY grazie anche al record di vendite superando il milione di copie. Nel 1990 Stevie collabora con suo fratello al disco di Dylan "Under The Red Sky" poi insieme incidono il deludente "Family Style". Il 27 Agosto sempre del 1990 dopo aver partecipato ad un concerto con Eric Clapton, Robert Cray e Buddy Guy, sale su un elicottero che lo dovrebbe portare a Chicago ma subito dopo il decollo il veivolo si schianta contro una collina causa la fitta nebbia che imperversava sulla zona. Lo stile inconfondibile di Stevie Ray Vaughan ha segnato in forma indelebile la musica Rock Blues degli anni ottanta riconducendo molti all'ascolto del Blues che in quel periodo non godeva certo di molti estimatori tra i giovani che si accostavano per la prima volta alla musica. Anche Vaughan come altri grandi chitarristi (Roy Buchanan, Mike Bloonfield, Danny Gatton, Duane Allman e Jimi Hendrix) è stato vittima della maledizione che però lo ha fatto entrare di diritto nella leggenda.

Biografia Frank Zappa


Nato il 21 dicembre 1940 a Baltimora, Frank Zappa non era solo un grande chitarrista, non era solo un grande musicista rock estremamente prolifico (la sua discografia è immensa: più di 80 album), non era solo un intelligente provocatore: era innanzi tutto un grandissimo musicista, la cui grandezza è stata riconosciuta (caso più unico che raro, per un artista di estrazione rock) da grandi autori di musica "colta" come Karlheinz Stokhausen, o Pierre Boulez. Quest'ultimo ha detto di lui: "Come musicista era una figura eccezionale perché apparteneva a due mondi: quello della musica pop e quello della musica classica. E non è una posizione comoda".
Scomparso il 4 dicembre 1993 a Los Angeles a soli 53 anni, Zappa era insomma uno dei geni più importanti della musica moderna, capace di passare dal rock alla musica "classica", dalla parodia al jazz, da Stravinsky alla sperimentazione pura, dall'elettronica all'oltraggio. Sempre inventando, creando, andando oltre le mode e le tendenze.
Di origine siciliana, FRank Zappa il folle cominciò ad interessarsi di musica prestissimo, non ancora adolescente. Com'è naturale, all'inizio saggia un po' tutti gli strumenti e ascolta con spirito insaziabile tutto ciò che gli capita a tiro. Ben presto scopre le avanguardie colte, sia europee che americane (Webern e Varèse su tutti) e se ne innamora. Il suo background da autodidatta non gli permette però di mettere a frutto sullo stesso piano quelle conoscenze e così si rivolge ad un genere più accessibile, il rock, di cui però farà, a differenza di quasi tutti i musicisti - o presunti tali - che si beano di quel termine fintamente trasgressivo, una palestra per ogni genere di sperimentazione, non ultima la parodia del rock stesso.
I primi soldi li guadagna scrivendo "gingle" pubblicitari per le televisioni locali assieme a Donald Van Vliet, poi noto con il soprannome di "Captain Beefheart", storico collaboratore dello Zappa-pensiero (ma anche produttore di grandi dischi in proprio); poi si impone per le colonne sonore di alcuni film (tra cui "The world's greatest sinner" e "Run home slow"). La sua carriera di musicista comincia a decollare.
Nel 1964 Zappa entra nei "Soul giants", gruppo di rhythm'n'blues trasformato di lì a poco nei "Mothers of invention", con i quali pubblica nel 1966 l'album capolavoro "Freak out!" (seguiranno poi molti altri dischi), un saggio di dove può arrivare l'acida distorsione parodistica di Zappa. A quel primo stravagante progetto (che fra l'altro detiene il primato di essere, contro ogni logica commerciale, il primo LP doppio di un esordiente) segue un altro disco stavolta di ancor meno facile digeribilità: lo sperimentale "Lumpy gravy", un qualcosa che si può forse avvicinare, per certi versi, all'estetica dell'anti-compositore John Cage. Parlando di "rock", non è poco.
Per capire la distanza che separava Frank Zappa dagli altri basti pensare che quello è l'anno in cui viene anche pubblicato "Sgt. Peppers" dei Beatles: grande disco, ma pur sempre di musica "normale" e accettabile da tutti.
"Absolutely free" e "Were only in it for the money" sono i prodotti successivi partoriti dalla fervida immaginazione del musicista italoamericano. La critica già lo acclama, il pubblico un po' meno, ma lui tira dritto, con grande disperazione delle case discografiche che lo vorrebbero un po' più regolare e "integrato" nel sistema musicale dominante. Cieco rispetto a bollettini di vendita, pubblica dischi in cui come su un ottovolante impazzito si usa di tutto (persino il jazz) come, per citare solo i più importanti, "Hot rats" (a ben guardare, a sorpresa uno dei pochi successi commerciali di Zappa), "Grand wazoo", "Sheik yerbouti", "Joès garage", "Yellow shark" e "Civilization phase III"; gli ultimi tre lo vedono alle prese prima con l'elettronica poi con la più tradizionale orchestra sinfonica.
Dal 1983 oltre a pubblicare come al solito titoli in modo torrenziale (moltissimo anche il materiale dal vivo, non importa se poi rielaborato in studio), Zappa ha sviluppato un'importante collaborazione con il "guru" delle avanguardie, Pierre Boulez, affidando molte sue opere alla direzione del maestro francese.
Nel suo percorso artistico ha poi scoperto il Synclavier, campionatore - computer rivoluzionario per quegli anni in grado di riprodurre brani impossibili da suonare. Negli ultimi tempi, prima che il tumore lo porti alla morte, compie alcuni tour con un ensemble di dodici elementi con tanto di sezione fiati e un larghissimo uso dell'improvvisazione.
Frank Zappa in sintesi ha incarnato, con i suoi testi dalla satira tagliente e la sua enciclopedica estetica musicale, una delle figure più complesse e affascinanti della storia del rock, capace di oltrepassare le barriere fra i generi e di inventarne di nuovi.