domenica, marzo 12, 2006

Al Di Meola


Al Di Meola, è uno dei più rispettati chitarristi contemporanei, da sempre abituato a mescolare generi e stili, come quando da
adolescente passava dai Beatles ad Elvis Presley, passando per il suono nero della gloriosa Motown. La prima svolta
avvenne quando si trasferì al Greenwich Village di New York per prendere lezioni di chitarra da Larry Coryell, uno dei
capostipiti riconosciuto della cosiddetta fusion. Dopo essere stato tra i migliori allievi della Berklee di Boston, Di Meola nel
1974 venne arruolato da Chick Corea per formare insieme a Stanley Clarke e Lenny White i "Return Of Forever"
un'esprerienza breve per quanto di seminale importanza. Da lì in poi la sua carriera solistica spiccò il volo con una serie di
fortunate registrazioni, parentesi dorate con artisti del calibro di Paco De Lucia e John McLaughlin e qualche inevitabile
passo falso.
Oggi sembra un signore tranquillo e più che mai in pace con se stesso. Da qualche tempo ha formato un gruppo stabile e la
sua recente settimana milanese al Blue Note ha fatto registrare quasi sempre il tutto esaurito. Alla vigilia del suo ultimo
concerto lo abbiamo incontrato per qualche domanda nel tranquillo backstage dell'elegante locale posto in Via Borsieri, ci ha
risposto con estrema cordialità:
V.P.: Partiamo ovviamente da Flesh on Flesh, un lavoro che sembra ancora più variegato dei precedenti con un suono molto
immediato e diretto, ne è soddisfatto?A.D.M.: Parecchio. Questo è il mio quarto disco per la Telarc, un etichetta formidabile che mi ha sempre lasciato ampia
libertà di scelta. E' nato a Miami, un posto dove mi piace sempre stare quando non sono in giro. L'ho registrato in presa
diretta ai mitici Criteria Studios, un posto che soltanto per la sua storia passata incute suggestione. Ancora di più rispetto al
passato il "mood" del disco è pieno di quei riferimenti latini che mi hanno sempre incuriosito. C'è un bell'ambiente in Florida,
una sorta di crocevia obbligato per i ritmi e le suggestioni che provengono un po' da tutto il centro America, non solo quindi
Cuba. Il materiale è stato comunque messo a fuoco anche in alcune serate dal vivo suonate in piccoli club dove avevamo la
possibilità di testare quanto avevamo appena concordato in studio, quasi l'opposto di quanto avviene di solito.
V.P.: Tra gli ospiti spicca ovviamente il nome di Gonzalo Rubalcaba, dove vi siete incontrati e come mai il suo apporto è
stato alle tastiere elettriche invece che al più tradizionale pianoforte?A.D.M.: Sono stato così contento di avere questa chance di ospitarlo nel mio disco, perché Gonzalo è semplicemente uno dei
più grandi musicisti mai nati: davvero difficile far coesistere tecnica, fantasia, passione e velocità di pensiero in una sola testa,
ma lui possiede tutto questo ed ancora di più. Ci eravamo incrociati in qualche festival durante gli anni, poi il mio
percussionista Gumbi Ortiz mi ha fatto ascoltare alcuni suoi lavori elettrici realizzati insieme al suo gruppo Projecto, materiale
davvero incredibile,quindi finalmente l'occasione di suonare insieme in Europa dal vivo, con la promessa di ritrovarsi in studio.
L'occasione si è presentata per "Flesh On Flesh" e ne sono ovviamente molto soddisfatto, ha scelto lui di suonare il piano
Fender e l'ho lasciato fare. Può sembrare strano dal momento che io sono un musicista di maggiore esperienza e ho avuto
altri incontri eccellenti in carriera, ma per me è stata davvero la realizzazione di un sogno.
V.P.: Ha trovato dei punti contatto con Stanley Jordan, il cui funambolico estro fu in qualche modo disciplinato proprio da lei
nella produzione del suo debutto discografico per la Blue Note?A.D.M.: No, siamo su due livelli differenti. Mi ero quasi dimenticato di quella esperienza che affrontai comunque con molto
entusiasmo. Anche Stanley è un fuoriclasse, però le sue prospettive apparvero fin dall'inizio differenti. Il suo enorme talento
è apparso avvitarsi su se stesso fino ad un progressivo allontanamento dalle scene. So che di recente è tornato in pista con
una serie di concerti in solitario, sempre e comunque la sua dimensione migliore, sono sempre dalla sua parte.
V.P.: "The Infinite Desire", che era il suo debutto per la Telarc, ha venduto molto bene anche in Italia anche grazie al bel
duetto con Pino Daniele, un brano molto passato anche nei grandi network radiofonici, come ha conosciuto la sua musica?A.D.M.: Pino è un musicista di grande talento, capace sempre di andare al cuore della melodia. Sapevo di una sua
precedente collaborazione con Wayne Shorter (il disco era Bella 'mbriana n.d.r) e l'ho incontrato proprio tramite Rachel Z.,
una tastierista formidabile a lungo con Wayne che quest'anno ha suonato dal vivo anche con Peter Gabriel. All'epoca
suonava con me in studio. Anche Rachel ha origini italiane e viene spesso qui, sapevo della loro collaborazione e tutto è
avvenuto in maniera molto semplice e spontanea, come del resto dovrebbe sempre essere. So che quel pezzo è passato
anche molto in radio portando così il disco a sfiorare le diecimila copie, un risultato soddisfacente per cui mi piacerebbe fare
qualcos'altro con lui, speriamo bene.
V.P.: Qualche anno fa ha registrato un disco dedicato interamente alle musiche di Astor Piazzolla e spesso inizia i suoi
concerti con qualcuno dei suoi brani, pensa che il suo valore sia stato riconosciuto pienamente?A.D.M.: Nonostante quello che può sembrare la musica di Piazzolla è tremendamente sottostimata. Forse non qui in Europa
e particolarmente in Italia, viste le comuni origini latine ma negli Stati Uniti lo è di certo. Io ho passato buona parte della mia
adolescenza a Little Italy, dove lui ha invece trascorso gli ultimi anni della sua vita e così diventammo buoni amici. Lui stesso
aveva mi aveva proposto di realizzare un disco insieme e sarebbe stato davvero l'ultimo impegno fissato, prima
dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Con molta umiltà cerco di preservarne l'eredità suonando la sua musica con
molta energia e passione, l'accordion è stato anche il mio primo strumento anche se lo suonavo davvero male.
V.P.: Lei sembra così tranquillo e distaccato, quasi un buon padre di famiglia a cui è capitato "anche" di essere un musicista
di successo. Spesso lo stile di vita in questo ambito sembra pericoloso per le numerose tentazioni che propone, distogliendo
molti musicisti di talento da quello che dovrebbe essere il loro vero obiettivo. Come ha agito perché tutto questo funzionasse
senza altre implicazioni per lei?A.D.M.: Forse dall'esterno può sembrare ma non è proprio così. Quando suoni per più di 200 giorni all'anno in un posto
diverso come si riesce a ipotizzare una vita normale? Gli affetti, la famiglia, quanto hai di più caro finisce inevitabilmente con
soffrirne. Adesso siamo finalmente a Milano per cinque giorni di seguito, ma proveniamo da un tour abbastanza duro di altre
cinque settimane in giro per l'Europa, poi tornerò a casa per dieci giorni, prima di ricominciare per un altro mese buono.
Intendiamoci suonare ed essere accolti bene dovunque vai rimane sempre un privilegio assoluto, però bisogna avere davvero
un carattere forte per continuare a farlo negli anni.
V.P.: Da qualche parte si mormora che il suo prossimo progetto potrebbe essere un disco molto più soffice, quasi pop...è
vero?A.D.M.: E' una cosa alla quale sto lavorando da un po' di tempo e potrebbe essere vero, non lo nascondo. Mi piacerebbe
fare un disco di di rhythm and blues con delle cantanti, ma non ho ancora trovato esattamente ciò che ho in mente, la
maggior parte dei nuovi personaggi in quell'area come Shakira e Ricky Martin non hanno ovviamente il mio gradimento, trovo
molto più interessanti molti dei passati lavori di Gloria Estefan, che però aveva in Kiki Santander un fantastico produttore.
V.P.: Nessuna possibilità invece per una ricomposizione dei Return Of Forever o del magnifico triumvirato con De Lucia e
McLaughlin?A.D.M.: Chick sembra ora in una fase così diversa della sua carriera da sembrare improponibile. Non è più tempo di
sperimentazioni e anche l'ambiente in generale è assai diverso. Con Paco e John ci siamo ritrovati qualche anno fa per una
piccola reunion che ha portato a un disco e successivo tour che abbiamo affrontato con il necessario feeling, poi ognuno è
stato assorbito dalle sue cose e non se ne è più parlato, io ci spero sempre, chissà magari la prossima volta torniamo insieme
qui al Blue Note…

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